STUDIO SECONDO LO SLOGAN FORMULATO DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’: “FROM CURE TO CARE”
‘Progetto Persona’*di Stefania Guerra Lisi
Questo articolo vuol essere il compendio di una ricerca-azione in circa cinquant’anni di
operatività pedagogica, formativa, terapeutica nella GdL che ha coinvolto, oltre a migliaia
di persone, varie Istituzioni ed Enti educativi e socio-sanitari.
Il punto di partenza e obiettivo politico è stato lo slogan, formulato dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità: “From cure to care”, dal curare all’aver cura: un processo, questo,
dove si evidenzia la continuità pedagogico-terapeutica delle cure sociali rivolte non alle
malattie fisiche o psichiche, ma all’ Uomo. Qui, infatti, il modello operativo-sanitario
‘malattia-terapia-guarigione’, cede il passo a una visione della persona come soggetto di
particolare attenzione, aiuto, sostegno. La condizione psicofisica umana non è più
qualificata secondo la dicotomia riduttiva salute-norma e malattia-devianza o eccezione da
ricondurre alla norma; la ‘malattia’ è, come la ‘salute’, una «esperienza attiva e soggettiva
della persona» (Ongaro – Basaglia, 1978), una risorsa, una modalità di vita psicofisica.
Queste riflessioni sono fondamentali in quanto il modello fondato sulla sequenza
‘malattia-cura-guarigione’, pur avendo la sua validità nel campo della medicina fisica, si
rivela insufficiente, se non inutile, ad affrontare quadri di compromissione neuro-psichica o
di situazioni in età adulta, in quanto le alterazioni si presentano, il più delle volte, come
irreversibili.
“In questi casi la prospettiva medica orientata a vincere la malattia e ad eliminarne i
sintomi, è fallimentare. Infatti, o si dichiara l’inutilità di passare alla seconda fase della
sequenza (cura) in quanto la diagnosi è definitiva e la prognosi non favorevole (prevale
così la rassegnazione), oppure si intraprende una cura interminabile, che dura tutta la vita
del portatore di handicap, o finché prevale il senso di frustrazione e di inutilità che induce
gli operatori ad abbandonare il campo e i genitori”. E non di rado questo ‘curare senza
guarire’ non è soltanto un paradosso, diventa una parodia sclerotizzare la loro routine
esistenziale.
Aver cura dell’Essere Umano significa, evidentemente, realizzare uno sfondo che
favorisca il suo sviluppo, riconoscendo l’insondabilità dei potenziali umani, la vicarietà che
in essi si rivela proprio nell’emergenza, l’inalienabile patrimonio genetico funzionale alla
comunicazione e all’espressione della Persona nella sua individualità come primo diritto
da difendere.
Per questo il campo di azione della nostra ricerca va – come dimostrano le testimonianze
operative – dalla preparazione al parto alle cure primarie dei bambini, alla politica degli
asili nido , della scuola, alle strutture sociali ludiche, ricreative, riabilitative, terapeutiche,
per garantire anche in caso di grave handicap l’Integrazione, primo requisito e obiettivo di
qualunque intervento sociale e terapeutico. Perché solo nello scambio delle differenze
l’Identità ha la possibilità e l’occasione di manifestarsi.
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In questo senso il Progetto Persona abbraccia gli obiettivi dell’Educazione e della
rieducazione, della Prevenzione e della Riabilitazione, il mantenimento e la qualità della
vita, ad ogni età e in qualsiasi condizione.
Noi pensiamo che per questo la formazione nella GdL è la premessa a qualunque
professione e operatività sociale – insegnante, educatore, animatore, tecnico della
riabilitazione, terapeuta -, considerando non la parcellizzazione e la conflittualità dei ruoli e
degli interventi, ma la loro necessaria continuità. E per questo la nostra prospettiva
interpella e coinvolge anche le famiglie e le stesse Persone con problemi, mirando a una
coscientizzazione in ciascuna dei propri talenti di comunicazione ed espressione, e
soprattutto del naturale destino di crescita e maturazione transpersonale.
Questo è così evidente nel costante cambiamento fisico della persona da sembrarci
impossibile che tanto spesso – per il pregiudizio di diagnosi irreversibili – non venga
riconosciuto sul piano psichico, dimenticando che il vivere affina, in ciascun essere
vivente, l’arte di vivere nonostante tutto.
‘Progetto Persona’ è una proposta di ricerca-sperimentazione nella Globalità dei
Linguaggi, condotta in varie realtà italiane ed europee di accoglienza, educazione,
riabilitazione e cura, partendo da una formazione di base che coinvolge le varie figure
dell’équipe in un processo di programmazione e supervisione finalizzato a realizzare
programmi individualizzati concordati con l famiglie.
Programmi sviluppati, è importante dirlo, anche in casi di persone per i quali era prevista
solo assistenza, sussistenza, e contenimento passivizzante in caso di crisi etero- o
autolesioniste.
Tanti di questi handicappati hanno registrato da subito alla nascita, o man mano che
crescevano, la caduta più o meno disperata e progressiva delle aspettative diagnostiche,
della riabilitazione, e persino delle persone affettivamente più legate, fino a perdere questi
legami, fino a spezzare questo filo di attesa: se nessuno si attende più nulla, io stesso non
attendo più gli altri, non mi tendo più verso gli altri.
Riallacciare questo feeling emotonicofonico, ridar loro polpa muscolare senziente,
attraverso l’esperienza combinata di voce-tatto-gesto, restituendo musicalità
imprescindibile dalle emozioni di attesa, riuscita psicofisica, di incentivazione, di
approvazione, rinascita, riconoscimento, plauso, con escalation ritmico-catartica, è ridare
dignità umana al prot’ agonista, che riconquista la ‘persona’ come veicolo della sua
interiorità espressa, con tutti i linguaggi dal non verbale al verbale, in modo da riattivare la
funzione del ‘per-suonare’ o meglio per risuonare, ritrovando la cassa di risonanza così
importante per qualunque strumento musicale per produrre il proprio specifico sound in
infinite colorazioni timbriche, emozioni che diventano tono muscolare e fonazione nello
straordinario strumento del Corpo.
Uno strumento che pure contiene questa gamma sonora infinita, può rimanere in un
angolo con tutti questi potenziali, vibrando ad ogni piccolo spostamento d’aria in attesa di
qualcuno che lo faccia convibrare. Non possiamo né suonare né risuonare da soli,
abbiamo tutti bisogno di appassionati musicisti che sviluppino virtuosamente gli infiniti
potenziali che abbiamo.
Il destino umano, come di ogni altra forma della natura, è la comunicazione che sviluppa la
musicalità implicita nella nostra costituzione relazionale che è sincronica, sintonica,
sinfonica, dal grembo materno al grembo sociale. Nei casi di estremo rifugio in risonanza
di sé è necessario la therapeia, la cura, il riguardo che è anche venerazione dell’uomo
che ha fede nell’uomo come divina ed inestinguibile forza vitale.
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Il Progetto Persona investe non solo le attività terapeutico-riabilitative, ma il miglioramento
della qualità di vita degli ospiti nell’intera giornata. Si tratta – ed è stato i1 lavoro più grande
in questi anni – di trasformare un’assistenza che prevedeva al massimo, oltre il controllo e
l’accudimento igienico, momenti di animazione, più o meno seguiti dai gravi chiusi in rituali
autistici o in autolesionismo, o privi di richieste o di collaborazione, trasformare questa
situazione in una programmazione individualizzata secondo il metodo della Globalità dei
Linguaggi.
Questa è stata la conquista di base per attivare un interesse che progressivamente ha
coinvolto tutto il personale, e che attualmente, nell’intento di sviluppare sempre di più
l’Identità nella storia-memoria delle Persone, tende a coinvolgere anche le famiglie. Nel
Progetto Persona si passa quindi storicamente non solo dall’assistenza allo sviluppo
dell’avviluppo in cui credere per ristabilire aspettative evolutive, ma anche rispetto alle
famiglie, dalla delega alla collaborazione per un miglioramento della Persona, delle sue
facoltà espressive,sulle quali spesso non c’era più investimento (al di là della gravità ed
età).
C’è da sottolineare – possiamo ormai testimoniarlo – che anche l’handicappato più grave
risponde con un miglioramento della comunicazione. Lo vediamo nella sua riconquista di
piccole autonomie nella motivazione dell’esplorazione plurisensoriale, e poi nel
compiacimento delle proprie tracce espressive, vocali, psicomotorie, plastico-graficocromatiche-
musicali nelle proposte di MusicArTerapia. Proposte realizzate secondo la
filosofia e il metodo della Globalità dei Linguaggi, e presentate al territorio in
un’integrazione didatticamente partecipata con le scuole e con gli altri servizi sociali.
La Persona è il prender Corpo dello Spirito-Essenza, che ha sussistenza nella realtà
fisiognomica unica e riconoscibile, e mi piace dire rappresentabile-ripresentabile all’altro,
al mondo, oltre lo spazio e il tempo nella memoria.
L’esistere è allora un persistere, un sussistere di quella creazione globale che solo
Mnemosine, la Memoria, madre di tutte le Muse-Arti, può realizzare, e che è la sintesi di
forma-suono-movimento come sound della Persona.
Questa condensazione emotonicofonica è la storia dell’individuo, la sua esistenza che è
attraversamento soggettivo di fasi di crescita, come passaggi dalla possibilità
geneticamente predisposta per la realizzazione dei potenziali umani.
Non solo allora lo Spirito che prende corpo-forma, ma vale soprattutto il processo di
conformazione come risultato dello scambio comunicativo con l’ambiente sociale. La
Persona è suscitata dall’appello vitale alla testimonianza con il proprio vissuto, in quanto in
con-formazione con la società e con la storia.
La personalità è l’insieme delle caratteristiche individuali in sintonia-sincronia-sinfonia con
gli altri esseri viventi e con il mondo esterno. L’Essere si attua come Sé quando si trova in
relazione spirituale con gli altri, come sostiene Freud, costituendo così il valore morale
della propria individualità, nell’ottica di C.G. Jung.
L’iter evolutivo della persona si svolge attraverso fasi di sviluppo graduali, che si
organizzano attorno alle caratteristiche fisico-psuicologico-affettive e storico-sociali-eticomorali
dell’individuo. Niente può essere anticipato nello sviluppo dell’avviluppo; si conosce
la vita e si costruisce la personalità a poco a poco, poiché le trasformazioni biopsicologiche
si manifestano lentamente secondo specifici compiti evolutivi che
caratterizzano i diversi periodi dell’esistenza. Ma come nelle fasi dello scarabocchio la
linea retta non può essere espressa prima dei grafo-gomitoli, questi possono permanere
nelle fasi successive in continua rielaborazione. Come dire: gli stati primari permangono
nello sviluppo perché la Persona possa elaborarli. Nell’ottica della GdL, come in caso di
bisogno non si possono scindere questi stati nell’espressione, così la regressione è
tentativo di rielaborazione, tendente a riassumere dalle radici la forza evolutiva.
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Questa visione permette all’educatore-terapeuta di reinnescare l’orientamento dell’Essere
con proposte adeguate, che rimettano in gioco secondo la progressione naturale lo
sviluppo della persona: non considerando né la gravità dell’handicap né la vecchiaia
preclusioni a questo processo che spesso si riattiva anche dopo anni di blocco,
dimostrando così un’attesa dell’ambiente-occasione favorevole.
Secondo la sua teoria sulle fasi dello sviluppo della persona nell’arco dell’esistenza,
nell’opera Stati della vita C.G. Jung considera la saggezza dell’anziano come un ritorno
verso l’inconscio e verso le immagini innate, simboliche, più antiche dell’umanità. Per
questo maestro gli archetipi consistono in modelli di comportamento comuni a tutti gli
uomini, perché sono parte dell’inconscio collettivo che comprende l’esperienza dell’intera
umanità.
E’ questo il patrimonio psicofisico che ci permette, di fronte a qualsiasi processo di
emarginazione sociale, di disintegrazione fino al coma, di reintegrarci: reintegrarci
nell’umanità, se non è possibile nel mondo circostante, in un tempo altro se non è
possibile nel nostro tempo.
Gli stati alterati di coscienza, come i vari sensorismi-rituali, corrispondono probabilmente a
stati altri dell’Essere, ontogeneticamente inscritti e psicofisicamente riattraversabili. Questi
stati sono nicchie in cui la Persona può riassociare convenientemente il suo
comportamento con le più personali connessioni sinestesiche che lo riportano a quelle
impressioni. Se non posso integrarmi in questo contesto esterno, ce n’è sempre uno
interno nel quale sopravvivere in attesa, come una lumaca che al sopraggiungere del gelo
si rifugia nella profondità del grembo terrestre. Come per sopravvivere abbiamo
interiorizzato nel sangue l’energia calorica dell’ambiente, per poterla spendere
nell’atttraversarlo, così abbiamo interiorizzato le sicurezze del grembo materno per
rifugiarci in esso nell’emergenza ambientale, per poterlo riattraversare e simbolicamente
avere una prospettiva di rinascita possibile.
Senza dubbio una delle specialità della psiche umana è proprio la capacità di ricordare,
riconoscere, ricreare atmosfere oltre il razionale senso di realtà, alterando i sensi stessi e
riconducendoli – forse – a inusitate ontofunzioni che rendono l’uomo plurispeciale.
In quest’ottica si muove la ricerca della GdL: nel dar senso ai comportamenti insensati e
nell’osservazione delle reazioni alle proposte psico-sensomotorie che cercano di
corrispondere ai cosiddetti regressivi livelli di partenza, per ricondurli alla successione
naturale secondo una estetica psicofisiologica implicita nelle qualità materiche,
cromatiche, sonore, che vengono proposte.
Il rispetto della Persona consiste quindi non solo nel rispettare la sua unicità, ma anche la
sua universalità, considerando inalienabile il progetto evolutivo che porta in sé,
strettamente connesso a quello di chi lo facilita terapeuticamente.
Il Progetto Persona si attua contemporaneamente nei soggetti ai quali è destinato e
nell’ambiente che lo favorisce, perché realizza non solo l’uomo, ma l’umanità che
continua a vivere in lui, ai confini della vita e oltre la vita, nella memoria e nell’attesa. Si
aspetta un Essere Umano; un essere umano va sempre aspettato!
Se cadono le aspettative della famiglia, della scuola, della terapia, della società, si genera
la più grande sofferenza dell’Essere, che ciononostante trova in sé, nei propri rituali, la
forza vitale più grande: quella di aspettare la maturazione dell’ambiente.
Sentiamoci aspettati da quelli che sembrano non guardarci, non ascoltarci, non seguirci,
non reagire…
Il progetto Persona è la caratteristica saliente, la sintesi dell’attività del MusicarTerapeuta
nella Globalità dei Linguaggi, una nuova identità professionale.
CONTATTI UPMAT Università Popolare MusicArTerapia
www.centrogdl.org
[email protected]
[email protected]
331.8907129
Fb: Globalità dei Linguaggi – MusicArTerapia
gruppo pubblico Fb: Globalità dei Linguaggi
CONTATTI AIMAT Associazione Nazionale MusicArTerapeuti
www.aimat-gdl.org
[email protected]
331.4894234
* estratto dal volume ‘Progetto Persona’, ed. Armando, RM 2000.
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