Alcune riflessioni su ludopatia e amministrazione di sostegno
L’anziano oggi è sempre più solo, indebolito, a rischio di essere raggirato, coinvolto in situazioni che apparentemente lo fanno sentire più vivo e dunque meno solo.
Ecco che forse le sale Bingo o i Casinò possono rappresentare un luogo in cui rifugiarsi, un mondo “parallelo”.
Il gioco può sfociare in una dipendenza fino a diventare patologico.
Il gioco d’azzardo è stato inserito nel DSM IV (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) ed è una forma di dipendenza che si manifesta con l’incapacità di resistere all’impulso del gioco d’azzardo o del fare scommesse, nonostante chi ne è afflitto sia consapevole delle gravi conseguenze delle sue azioni. Infatti chi soffre di ludopatia è portato a trascurare lo studio o il lavoro e può arrivare a commettere furti o frodi allo scopo di recuperare del denaro per continuare a dedicarsi al gioco d’azzardo e alle scommesse. E’ possibile quindi che la ludopatia conduca a rovesci finanziari, alla compromissione di rapporti sociali, familiari fino al divorzio, alla perdita del lavoro, allo sviluppo di dipendenza da droghe e da alcol, e addirittura al suicidio.
Si tratta di un esempio di grande fragilità umana! La parola fragilità deriva dal latino frangere ovvero rompere, spezzarsi e si riferisce quindi a qualcosa che strutturalmente ha la caratteristica di rompersi.
Le cose fragili sono considerate spesso cose belle. La fragilità riferita alle persone invece attiene da un lato alla precarietà dell’esistenza, all’invecchiamento, alla sofferenza e dall’altro alle caratteristiche psico-fisiche individuali.
Una persona fragile è soprattutto una persona vulnerabile, che presenta delle inadeguatezze gestionali, bisognosa spesso di un intervento che la aiuti ad affrontare i problemi, piccoli o grandi, che si presentano.
Quale dunque la soluzione giuridica?
Spesso si pensa che il diritto sia solo norme e codici, ma in realtà, e oggi più che mai, è un fascio di strumenti che si preoccupa di mettere al centro la persona.
Nel nostro ordinamento lo strumento giuridico per tutelare questi soggetti che mettono a rischio la loro stessa esistenza, è senza ombra di dubbio l’istituto dell’amministrazione di sostegno.
L’istituto dell’amministrazione di sostegno è entrato in vigore nel gennaio del 2004, dopo un lungo periodo di gestazione. Si tratta di una legge di grande civiltà che si pone in una prospettiva di costituzionalizzazione del diritto privato, ovvero di ossequio a quelli che sono i principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale.
La centralità della dimensione della persona umana, nella sua concreta esistenzialità, è strettamente legata alla inviolabilità della dignità umana. (Carta dei diritti Fondamentali della Unione Europea, Capo I°, art. 1): “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata”. Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, art. 1): “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.”).
“La dignità non è indeterminata, ma trova nella persona il luogo della sua determinazione, tuttavia non per custodire un’essenza, bensì per mettere ciascuno nella condizione di determinare liberamente il proprio progetto di vita”. (Stefano Rodotà, Il diritto di avere diritti).
Se da un lato ci troviamo di fronte a situazioni di fragilità, dall’altro è anche vero che ciascuno ha il diritto di autodeterminarsi, di determinare cioè il proprio progetto di vita.
Quando però qualcosa non va, quando ci sono quelle inadeguatezze gestionali, il non poter fare o il non poter più compiere una o più (se non tutte quante le) operazioni della vita quotidiana, dovute a cause di natura psichica, fisica, sensoriale, relazionale, anagrafica, logistica, etno-culturale ecco che la risposta, in ossequio al principio costituzionale sancito dal comma secondo dell’articolo 3 della Costituzione, è l’applicazione dell’istituto della Amministrazione di Sostegno.
Si tratta di uno strumento che parte dal basso, con la minor limitazione possibile per il soggetto debole (così l’articolo 1 della Legge 6/2004), particolarmente duttile, polivalente ed adattabile in base alle necessità del singolo, predisposto dal Giudice in base alle necessità concrete del caso.
L’istituto si rivolge ad una gamma di persone estremamente variegata, ed opera anche nei confronti di quelle persone che oggi consideriamo “le nuove fragilità” ovvero dei poveri (di coloro che non sono in grado di curarsi adeguatamente e dignitosamente), degli stranieri, degli analfabeti, ma anche delle persone con dipendenza patologica da alcool o da gioco d’azzardo, forse anche dei prodighi.
In queste ipotesi è più che mai evidente come la persona deve essere messa al centro del suo progetto esistenziale di vita.
Esso verrà costruito, anzi meglio cucito, addosso al soggetto fragile (non dimentichiamo che lo “slogan” con cui è noto l’istituto dell’ADS è quello dell’”abito cucito su misura”), e non sarà solo relativo al patrimonio, ma anche alla qualità della vita, tenendo conto dei desideri, degli orizzonti, delle eventuali diverse motivazioni.
Ecco dunque che, forse per la prima volta, nel nostro codice civile, viene utilizzato un nuovo lessico, parole come benefici, interessi, bisogni, aspirazioni: la sovranità della persona diviene l’elemento fondamentale.
Si focalizza l’attenzione sulle esigenze di protezione della persona fragile, sia essa totalmente o parzialmente incapace di intendere e di volere, con l’obiettivo di limitare l’intervento dell’amministratore di sostegno alla rappresentanza o all’assistenza della persona con esclusivo riferimento agli atti in ordine ai quali sussiste tale esigenza di protezione.
Figura importante, ruolo fondamentale nell’amministrazione di sostegno è quella del Giudice.
Non a caso l’autorità giudiziaria scelta è il giudice tutelare (ufficio elettivamente impiegato dal legislatore per compiti autorizzativi e di vigilanza; organo privo della terzietà tipica del giudice ordinario: è l’unico che può permettersi di non essere terzo, di non essere super partes, ma di tutelare direttamente la persona che si rivolge a lui).
L’esame dell’amministrato è centrale per comprendere i bisogni della persona affetta da qualsivoglia fragilità, le dinamiche familiari e personali che la accompagnano ed il disagio psichico e sociale, ma soprattutto per entrare in sintonia con l’interessato, spiegargli il senso dell’intervento, sperare di poterne avere la fiducia e la collaborazione.
Non possono dettarsi regole rigide, ma occorre di volta in volta valutare concretamente le situazioni e quindi le condizioni familiari e di vita dell’interessato e il tipo di intervento che viene richiesto.
Il giudice diventa un “bravo giudice”, quando riesce con il suo decreto a mettere al centro la sovranità della persona, a costruire un vero e proprio progetto di vita, un progetto di recupero della fragilità, a creare, insomma, quell’abito cucito su misura, conformato alle esigenze di ciascun beneficiario.
In conclusione gli strumenti giuridici che si possono attivare per proteggere gli anziani/persone fragili dal rischio della ludopatia sono da un lato gli strumenti che nascono dal welfare – dal volontariato – dai servizi socio assistenziali e dall’altro gli strumenti a protezione del soggetto fragile.
L’amministrazione di sostegno è una legge leggera come una piuma ma con una grande forza “umana” al suo interno, che, correttamente interpretata ed applicata, promuove e garantisce la centralità della persona.
Per un approfondimento si segnalano alcuni provvedimenti posti in essere relativamente alla dipendenza da gioco d’azzardo: Trib. Varese 25 novembre 2009, Trib. Modena 21 marzo 2008, Trib. Piacenza 29 maggio 2007, Trib. Roma 29 luglio 2008.